Le Santelle

Descrizione

Se l'attuale interesse per la ricerca e la valorizzazione di documenti, monumenti, reperti di storia locale non costituisce solamente l'adesione ad una moda passeggera, bensì un richiamo alla ricerca delle proprie radici che affondano nel passato ma illuminano il presente, notevole rilievo dovrebbe rappresentare il recupero materiale - e prima ancora culturale - delle Santelle che sopravvivono lungo le vecchie mulattiere che si dipartono dal vecchio centro di Malegno e si dirigono verso Borno, Lozio, Breno o semplicemente verso i campi una volta coltivati.

A tale recupero pare che l'Amministrazione Comunale di Malegno voglia dare una notevole spinta promozionale, invocando anche la collaborazione dei privati e delle istituzioni operanti localmente.

Dal punto di vista artistico ci sono alcuni affreschi che meritano di essere salvati dallo sgretolamento progressivo delle malte provocato dalle piogge acide di questi ultimi decenni.

Mi riferisco ad esempio a quelli del Peci (che ha operato a Nidù ed al Santel de l'Ora) ed a quelli più antichi di quell' anonimo, di buona vena popolaresca, che, senza ricorre alle sinopie, incideva sulla malta fresca le linee fondamentali del disegno e poi stendeva i colori senza cancellare i solchi tracciati (Santelle dell'Arca, de la Olta, de la Biurca).

Più numeroso e complesse sono le ragioni del salvataggio dal punto di vista storico.

Bisognerà anzitutto ricordare che tutte Santelle sono sorte a cura e a spese di famiglie, come espressione pubblica di devozione, a ricordo di eventi lieti o dolorosi che hanno segnato la loro storia privata.

Infatti venivano indicate col nome, o soprannome, di famiglia e con l'aggiunta del toponimo.

Esempi: la Santèla Bardèla 'n Nidù, la Santèla dei Dòstre 'n Colma …(Anche i toponimi, fitti, fitti, sarebbero una memoria storica da salvare!).

In ogni santella occupa il posto centrale la Regina dei Santi, sola o col Cristo, bambino in collo o morto in grembo. (In Colma, l'Addolorata è rimasta senza Cristo per infortunio occorso al primo pittore e per incapacità di chi lo aveva sostituito, così ricorda il più anziano della famiglia Menolfi).

Ai lati venivano raffigurati i Santi protettori i cui nomi erano ricorrenti nella famiglia offerente.

Ne fa eccezione uno: il S.Marco della Santella dell'Arca, probabilmente raffigurato in omaggio a Venezia, la potenza allora dominante che, quando una calamità colpiva una comunità a lei sottomessa, la soccorreva con aiuti, costituiti da esenzioni o riduzioni di tributi. Questa ipotesi è rafforzata dal fatto che il 25 aprile, festa di S.Marco, protettore di Venezia, e giorno in cui nell'antica liturgia cattolica si celebravano le "Litanie Maggiori", i Malegnesi si recavano processionalmente cantandole Litanie dei Santi alla santella posta vicino al ciclopico muraglione costruito a protezione del paese dopo la terribile alluvione del 1757.

Tale usanza si perse dopo il primo centennio di questo secolo.

Fu conservata però fino alle recente riforma liturgica, la tradizione delle processioni delle Rogazione nei tre giorni precedenti il giovedì dell'Ascensione sui tre itinerari:

  • Campello, Chiesa dell'Ospedale, Via Cava;
  • Via Valeriana verso Breno;
  • Strada per Borno, con deviazione per i Cornéi fino alla Santella dell'Arca.

Durante le processioni si cantavano le Litanie dei Santi ed alle Santelle si faceva "stazione" per la benedizione impartita dal parroco con la croce astile rivolta ai quattro punti cardinali con le quattro invocazioni:"a morte perpetua, a fulgore et tempestate, a flagello terremotu, a peste, fame et bello", alle quali il popolo rispondeva ogni volta:"libera nos Domine!". Era l'occasione per i ragazzini e particolarmente per i chierichetti di chiedersi che cosa c'entrava il "bello" tra le tante brutte cose da cui si pregava liberamente. Ricevevano allora la prima lezione di latino, la lingua ufficiale con cui ci si rivolgeva allora a Dio, ed imparavano che quel "bello" era anche lui una gran brutta cosa: la guerra. L'avrebbero purtroppo conosciuta appena fatti grandi!

Oltrechè manifestazione e termometro della religiosità popolare le Santelle possono essere viste e datate come espressione della evoluzione storica del culto mariano.

Procedendo a ritroso: le più recenti (fine '800, primi decenni '900) portano tutte la raffigurazione dell'Immacolata, il che attesta la profonda risonanza che ebbero anche a Malegno le apparizione di Lourdes.

Quelle immediatamente precedenti presentano invece "Nostra Signora del Sacro cuore di Gesù": una dolce Madonna col Bambino in braccio e sui due petti ben in risalto un bel cuore rosso, oppure l'Addolorata o l'intera Pietà.

Quelle più antiche recavano invece la Madonna Regina, col Bambino in braccio, col diadema in capo e con in mano la corona del Rosario o uno scapolare.

I Santi sono tutti raffigurati secondo il loro proprio canone tradizionale; le leggere varianti sono legate alla diversa abilità professionale dei pittori impiegati.

Il complesso di queste rappresentazioni, che in ciascuna Santella fan cerchio a quella della Madonna, costituisco in ogni caso una parziale o totale…trasfigurazione ultraterrena, mediante gli omonimi santi, della famiglia offerente.

Esemplare a questo proposito la bella Santella di Nidù che riproduce attorno alla famiglia originaria della Vergine, tutti omonimi santi dei componenti della famiglia di Giovanni Bardella, colpita dalla tragedia dell'unica figlia, morta di parto.

Son queste delle cose che possono far sorridere gli uomini smaliziati di oggi che tutto confidano nel sostegno del denaro, della scienza e della tecnica per una vita tranquilla, sana, gratificante.

Ma, allora?

Cerchiamo di ricostruirci la realtà di quei tempi, di quegli uomini che, mal nutriti, mal vestiti, mal calzati, arrancavano su strade malagevoli per recarsi al lavoro nei campi o nei boschi, oppure per comunicare con la gente dei paesi vicini e scambiare i prodotti delle reciproche fatiche.

Potremo allora valutare come indispensabile per loro fosse l'apporto di un….. supplemento di energia per reggere e proseguire. Ed a chi chiederlo se le persone che potevi incontrare erano forse in condizioni peggiori delle tue?

Arrivavi alla Santella, con le sue immagini rassicuranti…Una sosta, uno sguardo….una preghiera e ti tornava la forza, il coraggio di tirare avanti…

Quest'esperienza l'han fatta anche i Vescovi di Brescia che recare per la visita pastorale alle due parrocchie di Lozio, poveri vecchi, dovevano affrontare le erte salite della vecchia mulattiera.

Nei primi anni di questo secolo Mons. Giacomo Corna Pellegrini, pisognese, giunto alla santella della Biurca fece sosta e, pieno di comprensione per chi di quella strada era consuetudinario e lì faceva sosta, elargì 40 giorni di indulgenza e quanti si fossero fermati davanti alle sacre immagini ed avessero recitato una breve preghiera.

Altrettanto fece il suo successore Mons. Giacinto Gaggia, bresciano della Bassa, poco prima della fine della I Guerra Mondiale, alla Santella di Nidù.

Più generoso, forse perché più affaticato dal maggior percorso, elargì 50 giorni di indulgenza.

Le iscrizioni ormai sbiadite sulle due Santelle lo attestano ancor oggi.

Qualche persona anziana potrebbe fornire ancora altre notizie interessanti su queste e sulle altre santelle, ancora esistenti o demolite, spesso per allargamenti stradali.

Sarebbe un non trascurabile apporto alla ricostruzione storica della realtà malegnese in tempi in cui la fede religiosa, più ingenua forse ma certamente più incisiva, ne costituiva l'asse portante.

Tratto da: "Le voci di Malegno -Le Santelle: Memorie da salvare- di Gregorio Baffelli"

Ulteriori informazioni

Ultimo aggiornamento
16 agosto 2022