Il Mosaico - Anno 2011

Data:

01 dicembre 2011

Notiziario a cura dell'Amministrazione Comunale di Malegno per l'anno 2011

Approvato Il Bilancio Comunale 2011

È stato approvato nella seduta del consiglio comunale dell’8 marzo scorso il bilancio di previsione comunale per il 2011. 

Il principale elemento di rilievo è l’entrata derivante dagli incentivi sulla produzione e dalla vendita di energia del parco fotovoltaico. Tale introito (stimato in 150.000 euro netti) consente finalmente di approntare un bilancio nel quale gli oneri di urbanizzazione e il fondo ordinario investimenti dello Stato vengono utilizzati per il loro scopo “ufficiale” e cioè la manutenzione del territorio e le opere pubbliche. 

Sono alcuni anni che nel settore delle manutenzioni si investe poco proprio a causa delle scarse possibilità che offre il bilancio. Occorre comunque fare i conti con una diminuzione delle entrate (mancheranno ad esempio i dividendi del Consorzio Metano che nel 2010 erano stati 14.000 euro e i trasferimenti per le manifestazioni dell’ecomuseo che erano stati di 6000 euro negli anni scorsi) e un aumento di alcune spese (come ad esempio quella sociale) ed è per questo che le politiche per la ricerca di altre entrate certe deve andare avanti. In programma c’è un piccolo impianto idroelettrico che sfrutti lo scarico della centrale Enel e una ridefinizione con Enel stessa del ruolo ICI che potrebbe portare al comune un introito decisamente maggiore dell’attuale (meno di 5000 euro). 

Si registra un consistente avanzo di amministrazione (il dato definitivo è 316.000 euro) ma rimane aperta una delicata situazione sulla riscossione di tributi pregressi che si sta cercando di affrontare in maniera più determinata. Si è deciso di continuare nella politica di non contrarre mutui se non per investimenti che si autofinanzino (ad esempio per la quota a carico del comune per il potenziamento dell’impianto fotovoltaico sulla palestra per il quale abbiamo ricevuto un contributo da 33000 euro dalla regione Lombardia); dal 2014 cominceranno poi a scadere alcuni consistenti vecchi mutui e questo sarà garanzia di stabilità economica anche per il medio periodo. 

Sul fronte delle spese continua la politica di razionalizzazione e in questo settore molto ci si aspetta dalla gestione associata di servizi (Polizia Urbana in primis) affidata all’unione di comuni Antichi Borghi di Vallecamonica. 

Ora rimane “solo” da capire quale sarà la portata dell’operazione sul federalismo municipale che ad oggi risulta ancora poco chiara. 

Il Sindaco

Pgt Piano di Governo del Territorio

Avvio del procedimento per la Redazione di variante al Piano di Governo del Territorio (Pgt).

Ai sensi dell’articolo 13, comma 2, della Legge Regionale 11 marzo 2005 n. 12; Vista la Delibera di Giunta Comunale n. 44 del 14.04.2011, di avvio il procedimento di redazione di variante agli atti del Piano di Governo del Territorio (Pgt) 

Il responsabile dell’ufficio urbanistica rende noto

L’avvio del procedimento per la redazione di variante agli atti del Piano di Governo del Territorio 

Avvisa 

chiunque abbia interesse, anche per la tutela di interessi diffusi, a presentare suggerimenti e proposte. 

Le istanze dovranno essere redatte in duplice copia in carta semplice e presentate all’Ufficio Protocollo, presso la Sede Municipale in via Donatori di Sangue n. 1, entro le ore 12,00 del 27 giugno 2011, complete di eventuali documenti allegati a corredo di tutte le copie. 

Le istanze che perverranno oltre tale termine non saranno prese in considerazione. La procedura di variante non sarà finalizzata alla generale previsione di nuova edificazione in aggiunta a quella già prevista dal P.g.t. vigente, ma riguarderà: 

  • adeguamento del PGT allo studio di settore “limite di progetto tra la fascia B e la fascia C del Pai” predisposto dal Dott. Geom. Luca Albertelli; 
  • variante al Documento di Piano per l’individuazione di due nuovi ambiti di trasformazione; 
  • procedura di Valutazione Ambientale Strategica o Verifica di Esclusione dalla Vas; 
  • variante al Piano dei Servizi; 
  • variante al Piano delle Regole; 
  • adeguamento del Pgt al nuovo Ptr (approvato con Dcr VIII/951 del 19 gennaio 2010); 
  • modifiche/precisazioni alle Norme Tecniche di Attuazione; 
  • approfondimenti in merito all’applicazione di bonus volumetrici; 
  • modifica VD Besseto, inserimento nuova strada; 
  • eliminazione eventuali incoerenze negli atti del Pgt, ad esclusione del Documento del Piano; 
  • rettifiche errori cartografici e materiali. 
Verranno esaminate anche le istanze già presentate, depositate presso gli uffici comunali dopo la data di approvazione del P.G.T. ossia dopo il 26 luglio 2009.

Ceppaie - una questione da risolvere

Esiste da tempo immemore la possibilità di ottenere dal comune la concessione di alcune particelle di bosco denominate “ceppaie” (o addirittura in alcuni casi solo di alcuni ceppi all’interno di una particella) da utilizzare per il taglio di pali di castagno che servano da supporti per i vigneti. 

Molto spesso queste concessioni, benché trasmesse da padre in figlio, non risultano trascritte in alcun atto ufficiale ma si sono consolidate nel tempo.

Man mano sono venuti meno i vigneti, queste concessioni sono state interpretate in maniera estensiva e ai possessori è stato concesso di effettuare sulle ceppaie un normale taglio di legna da ardere. 

Oggi che la denuncia di taglio del bosco può essere effettuata per legge unicamente in via informatica, da parte del consorzio forestale, obbligatoriamente corredata da una “relazione di taglio” (procedimento complesso e con costi a carico dei richiedenti), la concessione di bosco ad uso ceppaie non consente più la possibilità di un taglio “generale”. 

Ritenendo che venendo meno a questa possibilità, molti cittadini potessero ritenere non più utile conservare tale concessione (per la quale si paga un canone annuo), d’intesa con il consorzio forestale Pizzo Camino si è deciso di predisporre una ultima denuncia di taglio collettiva (in via del tutto eccezionale) per non produrre disparità tra chi negli anni scorsi ha potuto procedere al taglio della legna e chi non lo ha fatto. 

Abbiamo così scritto a tutti gli iscritti al ruolo ceppaie per metterli a conoscenza di questa opportunità e per rideterminare chi, dopo l’ultimo eventuale taglio, essendo proprietario di vigneto (o di titolo concessorio trascritto) avesse ancora interesse e legittimità a mantenere la concessione. 

Ecco perché si chiede la collaborazione di tutti gli interessati al fine di poter raccogliere i dati necessari a questa importante opera di “razionalizzazione”. Si informa inoltre che l’ufficio di polizia locale è a disposizione per eventuali chiarimenti e informazioni.

Rifiuti 2010 - dati incoraggianti sulla raccolta dei rifiuti

Il 2010 è stato l’anno dell’introduzione della raccolta porta a porta del rifiuto organico umido. Si è trattato di una sfida importante perché attraverso questa operazione si volevano raggiungere due obiettivi: aumentare la percentuale di raccolta differenziata (nel 2009 era stata del 41.2% mentre la legge prevede un minimo del 45%), e non aumentare i costi del servizio al cittadino. Il servizio di raccolta porta a porta dell’umido ha infatti un suo costo fisso di 15.000 € all’anno circa, mentre il costo di smaltimento del rifiuto è quantificato in circa 80 € alla tonnellata (per lo smaltimento dell’indifferenziato il costo è di circa 300 € alla tonnellata). 

Possiamo dire di aver raggiunto entrambi gli obiettivi: la differenziata è passata al 49.90% e la riduzione di ben 80 tonnellate di rifiuto indifferenziato ha consentito di risparmiare la cifra necessaria a pagare il servizio per l’umido. L’obiettivo da raggiungere in termini di differenziata per il 2012 è del 65 %, per poter ulteriormente migliorare la nostra performance senza esporci ad un aumento dei costi occorre che ciascuno rinnovi il proprio impegno per ridurre la quantità di rifiuti che ogni giorno produce e per differenziare al massimo quelli che non si possono evitare. 

2009 

Totale rifiuti raccolti in kg 771894,48 

Differenziati 317992 

Indifferenziati 453902,48 

2010  

Totale rifiuti raccolti in kg 746315,8 

Differenziati 318962 

Indifferenziati 373913,9

Umido 53440

Importante riconoscimento - il comune di Malegno che ha ottenuto la registrazione ambientale Emas

Il 14 dicembre 2010 il Ministero dell’ambiente, tramite il Comitato Ecolabel-Ecoaudit, dopo le verifiche effettuate dall’Arpa regionale, ha attribuito al comune di Malegno la registrazione ambientale Emas ( registrazione n. IT 001242). 

Emas è uno strumento di gestione ambientale creato dalla Comunità Europea, al quale possono aderire le organizzazioni pubbliche o private per valutare e migliorare le proprie prestazioni ambientali e fornire ai cittadini, tramite la Dichiarazione Ambientale, informazioni sulla propria gestione ambientale. La registrazione Emas dura 4 anni: periodicamente l’organizzazione è sottoposta a verifiche da parte di un ente terzo che attesta e convalida la conformità del Sistema di Gestione Ambientale al regolamento stesso. 

Ogni anno vengono misurati gli aspetti ambientale generati nel territorio e vengono discusse e proposte, in seno al Comitato Guida (organo centrale del Sistema di Gestione Ambientale formato da amministratori e dipendenti del comune), possibili azioni per il miglioramento di quegli aspetti che, superando un determinato valore, sono classificati “significativi”. Ogni azione individua obiettivi, modalità, tempi di realizzazione, risorse impiegate e responsabile. Le azioni proposte vengono poi sottoposte al vaglio della Giunta Comunale, la quale ha il compito di approvarle. Le azioni approvate formano il Programma di Miglioramento Ambientale. Strumenti di monitoraggio quali audit periodici e indicatori permettono di verificare nel corso dell’anno lo stato di attuazione del Programma di Miglioramento Ambientale. È in questo modo che viene espletato il “miglioramento continuo”, prerogativa imprescindibile della registrazione ambientale Emas. Il miglioramento continuo, che caratterizza l’iter di registrazione, rappresenta una sfida che si rinnova continuamente e che deve essere sempre supportata dalla conferma degli impegni assunti sia a livello politico che a livello amministrativo, al fine di generare quel circuito virtuoso capace di indirizzare il territorio verso un reale e concreto modello di sviluppo sostenibile. Le organizzazioni registrate Emas in Italia al 31.12.2010 sono 1.263; 225 le pubbliche amministrazioni. 

Il percorso di registrazione Emas è molto lungo e difficile. In Lombardia molte amministrazioni pubbliche hanno intrapreso questo cammino, ma solo 9 comuni ad oggi hanno ottenuto la registrazione.

Nasce l’unione dei comuni - “antichi borghi di valle camonica”

Di unione di comuni a Malegno si è cominciato a parlare nel 2000. 

La relazione al bilancio di previsione (opportunamente emendata) recitava: “si lavorerà per consorziare con gli altri comuni il maggior numero di servizi possibili, anche in prospettiva di realizzare in futuro con questi un’unione di comuni”. 

Nel 2001 venne proposto un emendamento al bilancio che prevedeva “la costituzione di una commissione speciale del consiglio comunale per lo studio di fattibilità dell’Unione di comuni tra Malegno e Cividate Camuno”, ma non venne costituita. Nel 2007 sotto l’impulso dell’amministrazione di Borno si provò a ragionare di una Unione di comuni dell’Altopiano del Sole ma ci fu un nulla di fatto. 

Nel 2009 immediatamente dopo le elezioni amministrative fu il comune di Angolo Terme a prendere l’iniziativa per la realizzazione di una grossa Unione che doveva andare da Malegno a Pisogne, ma dopo un paio d’incontri si palesò l’impossibilità e l’inopportunità di una simile Unione.

Nel 2010 si è prima ragionato di una unica Unione di tutti i comuni della media valle, da Malegno a Capo di Ponte, poi anche in base ai dati forniti da alcuni consulenti si è deciso per due distinte unioni: la prima denominata poi successivamente della “media vallecamonica – civiltà delle pietre” comprendente comuni di Capo di Ponte, Ono S. Pietro, Cerveno, Losine e Braone; e la seconda che doveva comprendere Malegno, Breno e Niardo. 

 A seguito del dietro front del Comune di Esine da quella che doveva essere l’Unione dei comuni della Valgrigna, i comuni di Bienno e Prestine hanno chiesto di divenire parte del nostro progetto.

Dopo l’approvazione da parte del Consiglio Comunale avvenuta in data 12 dicembre 2010 dello Statuto dell’ Unione dei comuni, è quindi ufficialmente nata il 31 dicembre 2010 “L’Unione degli Antichi Borghi di Vallecamonica”, composta oltre che dal comune di Malegno, da quelli di Breno, Bienno, Niardo e Prestine, ma naturalmente sarà possibile e auspicabile che altri comuni si aggreghino nel corso del tempo. 

Il nome che è stato scelto vuole legare questa nuova e moderna realtà al nostro comune passato di piccole comunità con una grande storia. 

Si è voluto costruire un ente molto semplice dal punto di vista degli apparati burocratici e amministrativi che sia in grado di diventare per gli oltre 13.000 cittadini rappresentati il principale centro erogatore di servizi per gli anni a venire. 

L’Unione ha soprattutto il compito di gestire servizi ai comuni e ai cittadini razionalizzando le risorse e quindi riducendo le spese grazie alle economie di scala, e di partecipare alla ripartizione di fondi regionali e statali appositamente destinati (fondi che i singoli comuni non potrebbero concorrere ad avere). 

Le potenzialità dell’Unione sono enormi, essa può occuparsi di: funzioni generali di amministrazione, di gestione e di controllo, polizia locale, istruzione pubblica, cultura, sport, attività ricreative, turismo, viabilità, trasporti, gestione del territorio, ambiente, servizi sociali, sviluppo economico, ecc. 

Nella prima assemblea dell’Unione che si è tenuta, è stato nominato Presidente il Sindaco di Bienno Germano Pini e si è cominciato a dare delle priorità di lavoro. 

Il primo settore sul quale l’Unione è chiamata ad intervenire è quello della Polizia Locale con la creazione di un unico comando con sei agenti a disposizione inizialmente, che abbia “giurisdizione” sull’intero territorio dei cinque comuni e che possa offrire migliori risposte alle sempre crescenti esigenze dei cittadini. 

Il Sindaco

150° anniversario dell’unità d’Italia e festa della liberazione dal nazifascismo

Sabato 2 Aprile 2011 da Mazzini a Canossi: l’istruzione e la musica come lievito di libertà

Virginio Cattaneo, direttore del Museo Musicale Bresciano (via Trieste n. 34 a Brescia) e autore del pregevole opuscolo su Carlo Angelo Canossi, pubblicato anni fa dalla Amministrazione comunale malegnese, ha animato con la sua simpatica ironia l’incontro svoltosi presso il Centro Diurno Anziani dedicato alle figure di Giuseppe Mazzini e Carlo Angelo Canossi come patrioti, educatori e musicisti. La conferenza è stata allietata altresì dagli interludi musicali dal vivo proposti dal chitarrista classico Simone Cislaghi. 

Un sentito ringraziamento ad entrambi


17 marzo 2011 

Alzabandiera nella giornata della Festa dell’Unità d’Italia. Iniziativa promossa dal Gruppo Alpini di Malegno.


Giuseppe Mazzini Genova 22.6.1805 - Pisa 10.3.1872


Folgorato nel 1821 dalla visione del passaggio dei “Federati piemontesi” reduci dallo sfortunato tentativo di rivolta (di cui verseggiò Alessandro Manzoni nel poema “Marzo 1821”), si dedicò anima e corpo alla lotta per dare libertà all’Italia e farne una Patria. Fondatore della “Giovine Italia” e della “Giovine Europa”, precorse i tempi e il suo pensiero rappresentò uno dei riferimenti culturali a livello mondiale (persino in America e in Cina). Repubblicano convinto, avversò e fu avversato da Cavour, dai Savoia e dal Papa. Durante le sue peregrinazioni insurrezionali non dimenticò mai la passione per le arti e la musica e, in particolare, l’amore per la chitarra, ben sintetizzato in una lettera del 15 luglio 1842, da cui è tratta la seguente amara riflessione: “...la musica che dovrebbe essere come la religione, una cosa atta a santificare, a ingrandire, a innalzare l’animo verso tutti i nobili pensieri, è presa invece dai più come ramo isolato d’attività, senza alcuna relazione con tutti gli altri rami di sviluppo dell’intelletto e del core....”

Carlo Angelo Canossi Malegno 27.2.1824 - Brescia 28.12.1905

Seguace a 24 anni del prete-patriota don Pietro Boifava da Serle nella spedizione bresciana in Trentino per reclutare nuovi volontari per l’insurrezione armata contro gli austriaci, insegnante e organista di chiesa (“sostituto provetto suonatore d’organo”), coniugò sempre la passione patriottica a quella per le arti (pittura e musica) e l’educazione, soprattutto dei più umili e svantaggiati. Insegnò per oltre quarant’anni nelle scuole pubbliche bresciane e si rese inventore di un innovativo “Nuovo Metodo Meccanico Dilettevole per apprendere in breve ai fanciulli, il leggere, lo scrivere, il numerare”, un’idea all’epoca rivoluzionaria. Non meno geniale furono l’idea dei fogli a righe (per agevolare gli allievi ad impadronirsi di una scrittura lineare, senza fuorviare “dalla voluta pendenza, distanza e grandezza”) e un efficace “Vocabolarietto” etimologico compendiato con i proverbi in uso all’epoca. Le sue spoglie giacciono nel Cimitero Monumentale di Brescia, insieme ai “Prodi Bresciani” caduti nelle “X Giornate del 23 marzo-1° aprile 1849”.


18 Aprile 2011

“guerra, pace e libertà: i diritti dei bambini” 

Spettacolo di canti e letture nella Palestra Comunale, a cura degli insegnanti e allievi delle scuole di Malegno.

“Se viene Daribaldi soldato mi farò”

Nell’avvincente scenario del Museo Le Fudine, il Prof. Emilio Franzina (Università di Verona) e il duo musicale degli Hotel Rif (Paolo Bressan e Mirco Maistro), hanno presentato un coinvolgente repertorio di canzoni e musiche risorgimentali, inframezzate dalla narrazione sintetica e spiritosa degli accadimenti della rivoluzione che portò l’idea di nazione italiana a farsi strada tra difficoltà, rivolte, repressioni, carcere, rinnovamento dei costumi, martirio e speranza.

150 Anni - eppure a volte pare ancora così infantile!

Il 17 marzo ha stupito tutti per la gradevole riscoperta di essere italiani e poter festeggiare insieme un percorso storico, accidentato fin che si vuole ma, in fondo, nostro. 

Pochi giorni di autostima e poi è ripreso il baillame del “tutti contro tutti”, lo sport nazionale preferito. È anche a causa di questo difetto (ben messo in luce da Giacomo Leopardi nel suo saggio “Del Costume degli italiani” che fatta l’Italia, ancora non si è finito di fare gli italiani e già nuove e impreviste sfide si impongono. 

Ministri che disdegnano la bandiera e l’inno nazionale, politici che, un giorno sì e l’altro pure, fanno a gara a parlar male dei “padri fondatori” della Patria (la “terra dei padri”, non dimentichiamolo!), di Garibaldi, Mazzini, Cavour, ecc. mentre sarebbe auspicabile che dicessero male di quelli che la Patria l’hanno compromessa e derubata (e di cui magari tessono le lodi). 

A Malegno, nel nostro piccolo, abbiamo provato a metter insieme un calendario di iniziative differenziate per celebrare in modo non retorico questo 150° anniversario dell’Unità d’Italia, consapevoli del fatto che, se la nostra comunità non ha da spendere nomi di eroi e martiri del risorgimento, ha comunque dalla sua personaggi che di quella storia sono figli (a cominciare da Aldo Caprani, Primo Martinazzi, Mario Nobili, Angelo Argilla, Vittorio Domenighini e tanti altri). 

Purtroppo, siamo abituati a confondere le nostre difficoltà con un destino negativo le cui origini fa comodo cercarle nel processo fondativo della nazione italiana e così finiamo per perdere di vista le grandi qualità positive che fanno dell’Italia una grande nazione a cui nel mondo si guarda con affetto e ammirazione e con l’aspettativa che faccia cose degne della parte migliore della sua storia. 

Ce ne accorgiamo quando viaggiamo all’estero o quando ci stupiamo per la buona considerazione che, nonostante tutto, gli stranieri ci riservano. E tuttavia percepiamo anche quanto ancora c’è di infantile nel nostro modo d’essere, nel non riuscire a superare, una volta per tutte, il difetto dell’incostanza e dell’incoerenza. 

Ecco allora che le celebrazioni del 150° non devono e non possono ridursi a una parata di personaggi in maschera o una ripassata di eventi e di date, ma devono essere un’occasione formidabile per fermarci a riflettere su noi stessi, pregi e difetti, e per capire come andare avanti, tutti insieme, perché, ognuno per conto proprio, per il mondo ci siamo già andati anche troppo! 

Pier Luigi Milani

25 Aprile - a Malegno la festa della Liberazione dal nazi-fascismo

Dopo parecchi anni è tornata a Malegno la celebrazione della Liberazione patrocinata dal Comitato permanente che coinvolge i nove comuni del comprensorio a cavallo tra Malegno e Cividate, le associazioni partigiane e del paese. Una bella manifestazione di unità e di propositi preparata dalla rappresentazione delle scolaresche nella palestra comunale nella serata del 18 aprile che ha trovato degno completamento nel concerto dei Luf al Museo Le Fudine del 28 aprile e nella Camminata della memoria del 1° maggio. 

La concomitanza col 150° anniversario dell’Unità d’Italia e con gli incontri programmati a tale riguardo ha reso possibile un solido aggancio della Festa della Liberazione alla nostra storia, anche locale. 

Riportiamo nel supplemento alcune fotografie e alcuni stralci del saluto del Sindaco Alex Domenighini e dell’oratore ufficiale prof. Nicola Stivala e, nel riquadro, un memento su Aldo Caprani, Angelo Argilla e Vittorio Domenighini sulla tomba e alla lapide commemorativa dei quali, come al Sacrario e al monumento ai Caduti delle guerre, abbiamo deposto deferenti omaggi floreali.

Discorso del Sindaco - alla cerimonia conclusiva della festa della liberazione

È davvero un onore per la comunità di Malegno ospitare quest’anno le celebrazioni per la festa della Liberazione del Comitato Permanente al qual partecipano i nove comuni che sono qui rappresentati. 

Voglio ringraziare tutti i presenti, i cittadini, le autorità, i sindaci e rappresentanti degli altri comuni. È un onore perché quest’anno si celebra il 150° anniversario dell’unità nazionale e il 25 aprile 1945 non fu un momento tra i tanti che hanno significato qualcosa per l’unità d’Italia, ma fu il momento nel quale l’Italia ritrovando il proprio orgoglio nazionale e la propria dignità è ridiventata una nazione. Dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943 i territori del nord Italia erano per buona parte nelle mani dei nazisti tedeschi, e con la creazione della repubblica di Salò si ruppe l’unità nazionale conquistata nel 1861; fu una rottura enorme sotto il profilo storico e morale per un popolo che a stragrande maggioranza aveva ormai capito quanto il fascismo fosse e fosse stato un regime antidemocratico, perché non erano garantite le libertà individuali e collettive, un regime criminale, perché portò un’intera generazione di ragazzi a morire in guerre di aggressione agli altri popoli, un regime sanguinario, perché il trattamento riservato agli avversari politici erano le botte, un regime disumano perché complice dei nazisti nell’olocausto degli ebrei e nella deportazione oltre che degli ebrei, di zingari, comunisti, omosessuali nei campi di concentramento. Con la Liberazione non solo si è ricostituita l’unità geografica e morale dell’Italia ma si è cambiata marcia: gli italiani hanno scelto la democrazia, la repubblica e attraverso l’Assemblea Costituente si sono dotati di una Costituzione forte, una costituzione viva. (....). Il ripudio della guerra è stato scritto nella Costituzione perché prima si era impresso nella coscienza dei reduci italiani .... un altro anticorpo che è fondamentale per vivere in pieno la pace, la democrazia, la libertà. L’anticorpo che è la capacità di saper distinguere, al di là della comprensione e della pietà umana, chi prima e dopo l’8 settembre, si schierò dalla parte dell’Italia, della Libertà, della democrazia, della giustizia; e chi stava dalla parte della dittatura, delle leggi razziali, delle botte, delle deportazioni, della aggressione agli altri popoli, della disgregazione del paese, quelli pronti a venderne una parte ai nazisti pur di mantenere la propria repubblichina. Allora oggi noi possiamo dire di essere qui a fare una cura, il richiamo di una vaccinazione contro il rischio di un ritorno a quelle disumanità. Un rischio che non può considerarsi definitivamente superato perché è successo una volta e potrebbe succedere di nuovo, un po’ alla volta, iniziando a derogare temporaneamente a qualche principio fondamentale e poi magari perpetuando la deroga fino a renderla definitiva. Sui principi fondamentali dobbiamo essere intransigenti. (....). 

Abbiamo reso omaggio alla Tomba dell’ on Aldo Caprani. Avvocato, comunista, perseguitato dal fascismo, esule in Francia, partigiano, e deputato all’assemblea costituente. È morto giovane e non ha visto la fine dei lavori della Costituente, ma vi portò tutta la sua formazione risorgimentale. Durante la Resistenza in Val Saviore il suo compito era anche quello di istruire i partigiani più giovani e meno istruiti, e Caprani leggeva loro Benedetto Croce, Silvio Pellico. I patrioti che contribuirono a creare la nazione italiana. 

Siamo stati a messa, guardate, indipendentemente da come ciascuno la pensa non vi è dubbio che la religione sia stata per molti un solido appiglio per non perdere la speranza, sia nella rovinosa ritirata di Russia, sia nei lager, sia in montagna durante la resistenza. 

Abbiamo reso omaggio a Angelo Argilla e Vittorio Domenighini, due giovani di Malegno che ebbero la colpa di scegliere da che parte stare dopo l’8 settembre ’43. Scelsero di stare dalla parte giusta e si unirono al comando fiamme verdi di Giacomo Cappellini che operava su queste montagne. Catturati e caricati su un treno, furono spediti in campo di concentramento dove morirono di fame e di botte. E poi furono per molti anni dimenticati, una seconda condanna ingiusta quanto la prima, fu il tanto compianto Ermes Gatti a impegnarsi insieme con noi perché si rimediasse al torto fatto. 

In fine siamo qui davanti al monumento ai caduti a sentire non tanto la mia, quanto la loro voce, che ci ammonisce, che ci indica la direzione, la strada, la strada della democrazia, della libertà, della pace. 

E siamo soprattutto davanti alla bandiera tricolore, simbolo insieme con il presidente della Repubblica, dell’unità nazionale, simbolo di una storia che dura da 150 anni e che deve andare avanti. Non c’è unione europea o federalismo regionale che tengano se alla base non c’è una nazione che pur col suo insieme variegato di persone, opinioni, estrazioni sociali e culturali, vuole difendere quanto finora conquistato e vuole andare avanti verso un mondo migliore, perché un mondo migliore è possibile e necessario. 

 Il Sindaco 

 Alessandro Domenighini

Stralcio dell’Orazione Ufficiale - Prof. Nicola Stivala - 25 Aprile 2011

Oggi siamo tutti convenuti qui per fare memoria di avvenimenti che hanno determinato il nascere del nostro Stato democratico: avvenimenti che con la lotta per la liberazione, a cui la gente di questa Valle ha dato un sostanziale contributo, hanno introdotto quelle successive pagine della nostra storia repubblicana iniziate col referendum del 2 giugno del 1946 e continuate con la elezione e i lavori della Assemblea Costituente ai cui membri va il merito di aver anteposto, in quei momenti così difficili, agli interessi di partito quelli del Paese. 

Se ora rivolgiamo la nostra attenzione agli accadimenti che da qualche tempo si ripetono nel nostro Paese e che coinvolgono, e spero indignino anche, l’opinione pubblica, almeno quella che si riconosce nel dettato costituzionale, nei valori e negli ideali per cui tanti giovani hanno compiuto la nobile ed eroica scelta di combattere per la libertà e la democrazia fino a sacrificare la loro vita, quella opinione pubblica che si riconosce ancora nella separazione dei poteri e nella gestione del potere nei limiti previsti dalla legge, quella che sa di mandare i propri figli alla scuola pubblica non per essere indottrinati, ma perché siano culturalmente formati ad affrontare le difficoltà della vita e ad acquisire le necessarie capacità critiche per non lasciarsi lusingare dai richiami melodiosi e ingannevoli delle tante sirene che sotto spoglie diverse raggiungono i nostri giovani; se consideriamo le vergognose accuse rivolte a chi, con tanta difficoltà, cerca di applicare la legge, pagando anche con la vita la difesa dello stato di diritto; se osserviamo come sono spesso del tutto ignorati i due commi dell’art. 54 della Costituzione, secondo cui è dovere di tutti i cittadini di essere fedeli alla Repubblica osservandone le leggi, ed è dovere dei cittadini a cui sono affidate funzioni pubbliche, adempierle con disciplina ed onore; se consideriamo tutto questo ed altro ancora, dovremmo pensare che gli ideali e i valori di chi in quegli anni ha combattuto e sacrificato la propria giovane vita siano stati almeno in parte smarriti e potrebbe apparire solo un rito da compiere la celebrazione di quegli eventi di 66 anni fa. La ricorrenza del 25 aprile richiama infatti avvenimenti che ormai appaiono lontani nel tempo e che la polvere degli anni potrebbe inesorabilmente offuscare unitamente a quei principi, a quegli ideali, a quei sacrifici di giovani vite che quegli eventi hanno reso possibili, e che hanno consentito la nascita della nostra Repubblica e quindi di una Nazione libera e democratica, di cui le generazioni successive, e quindi anche noi, godiamo. Perché questo non accada, perché i ricordi non divengano sempre più evanescenti, perché quelle pagine di storia non perdano la intensità di valori con cui sono state scritte, cosa occorre fare? Una risposta la troviamo nel discorso tenuto a Milano lo scorso anno, in occasione delle celebrazioni del 65° anniversario della Liberazione, dal Presidente della Repubblica. 

“Mai in queste celebrazioni,- diceva il Capo dello Stato - e dunque nemmeno in quella di oggi, si può smarrire il riferimento ai fatti, al vissuto, a quel che fu un viluppo di circostanze concrete, di dilemmi, di scelte difficili, di decisioni coraggiose e costose, di sconfitte e di successi; non si può mai smarrire il riferimento a tutto ciò, né rinunciare a ricostruire e tramandare costantemente quelle esperienze reali, se non si vuole ridurre il movimento di Liberazione a immagine sbiadita o ad oggetto di dispute astratte”.

(omissis) 

I fatti di quegli anni, più che dai libri di storia sono raccontati, per chi sa e vuole leggere oltre le scarne righe incise, da quei cippi e da quelle lapidi che si rincorrono lungo i viottoli di montagna, le strade del fondovalle, i luoghi dei nostri paesi, e che riportano un nome, una data, una richiesta di preghiera a chi si sofferma e sempre l’espressione di “caduto per la libertà”. I fatti sono le tante lettere gelosamente conservate dai famigliari di coloro che, deportati a Brescia e sottoposti a sevizie di ogni genere per estorcere notizie, si chiudevano nel silenzio e prima di affrontare la fucilazione scrivevano frasi di perdono per i loro aguzzini. 

I fatti sono le rappresaglie contro civili inermi, gli incendi di interi paesi, le violenze a persone e cose, le deportazioni e le condanne a morte pronunciate dai tribunali speciali.

(omissis) 

Le vicende di quei circa due anni di lotta contro i nazifascisti fanno parte della storia della Resistenza camuna e di quella più ampia che riguarda la nostra Nazione. 

I 229 martiri della libertà, figli di questa Valle caduti in combattimento o fucilati dopo processi sommari o “passati per il camino” nei lager nazisti sono la punta di un iceberg di una molto più ampia partecipazione alla lotta di liberazione. Rileggendo scritti e testimonianze dell’epoca si può dire che nei singoli paesi la maggior parte della popolazione, seguendo l’esempio dei propri sacerdoti, dei maestri, dei giovani che erano alla guida del movimento, era partigiana. 

La valle si apre ai ribelli; in molte case è nascosto un ricercato, tante giovani donne si offrono come staffetta, i bottegai mettono da parte viveri di conforto per chi vive alla macchia. Una partecipazione molto ampia, ma vissuta da corbonari, non confidando niente a nessuno per paura di delazioni e di rappresaglie. 

Nella canonica di Cividate un giovane ufficiale in convalescenza, ufficialmente con l’incarico di aiutare il parroco don Carlo Comensoli, coordinava i Gruppi sparsi sulle nostre montagne e cercava di tenere i contatti con gli alleati. Quel giovane era Romolo Ragnoli, il Gen. Ragnoli a cui la Valle Camonica, al termine della guerra volle esprimere tutta la sua gratitudine con l’assegnazione della cittadinanza onoraria e al quale sarà dedicato il prossimo Pellegrinaggio in Adamello. 

Fu lui, il Comandante Vittorio, il 28 aprile, dopo che i partigiani del Mortirolo avevano definitivamente liberato l’alta Valle, a rivolgere alla popolazione il proclama in cui si legge, fra l’altro: La pace tanto sospirata è venuta. L’Italia ne esce prostrata perché il fascismo ha compiuto l’opera sua nefasta con la Repubblica Sociale di Salò. I patrioti “Fiamme Verdi e Garibaldini” hanno oggi il loro giorno di trionfo. Hanno la coscienza d’aver portato il loro modesto, ma fedele contributo alla causa della libertà. I nostri caduti non sono morti invano. 

A noi e alle generazioni che verranno rimane in eredità il dovere di non rendere vani quei sacrifici, di non lasciarsi condizionare dal tempo trascorso. 

(omissis) 

Martin Luter King, e concludo, diceva “Non mi preoccupano le urla dei violenti, ma il silenzio degli onesti”. Credo sia giunto il momento di far sentire, attraverso la nostra voce, quella di coloro che con la lotta di Liberazione ci hanno donato la democrazia, ma ci hanno lasciato in eredità la sua difesa.

Aldo Caprani

Classe 1899, la prima guerra mondiale lo cambia, fornendogli una coscienza nuova e antimilitarista. Figlio di Giovanni Caprani, ingegnere, sindaco di Malegno e poi consigliere comunale, nella temperie del primo dopoguerra e del fascismo aderisce al Movimento degli ex combattenti di Ghislandi e Monti. Confluisce più tardi nel movimento socialista e, dopo l’assassinio Matteotti, diventa comunista. Perseguitato dal fascismo, vede il suo studio professionale di Brescia distrutto dagli squadristi. Passa in Francia e campa come muratore e boscaiolo. Tenta di arruolarsi nelle Brigate internazionali per la difesa della Repubblica spagnola. L’invasione germanica della Francia lo porta nel campo di concentramento di Vernet, insieme al gruppo dirigente antifascista italiano. Caduto Mussolini (25 luglio 1943), entra in Valcamonica e diventa commissario politico della 54ª Brigata Garibaldi della Valsaviore.

Dopo la Liberazione è eletto consigliere comunale a Brescia e poi deputato comunista all’Assemblea Costituente, dove si occupa anche di cose minute come alloggi, epurazione, convitti per i figli di partigiani e combattenti, stabilimenti bresciani, situazione giudiziaria provinciale, usi civici e sfruttamento idroelettrico delle valli. Promuove con Ghislandi la scuola tecnico-forestale di Edolo e pubblica il periodico “La Voce della Vallecamonica”. 

Muore l’11 agosto 1947. Viene commemorato per alcuni anni e poi dimenticato, politicamente cancellato. Come avvocato, gli è dedicata una via del paese.

Angelo Alfredo Argilla

Nato a Breno il 13 aprile 1915 da genitori ignoti, cresce a Malegno; sottufficiale di cavalleria, l’8 settembre 1943 (armistizio) sfugge ai reclutamenti forzati della cosiddetta Repubblica di Salò. E’ tra i primi ad aderire alle Fiamme Verdi, staffetta e portaordini di Giacomo Cappellini. 

Con Vittorio Domenighini installa una radio clandestina in Via Sergola, dove abitava. 

Prelevato il 15 ottobre 1944 dalla polizia politica insieme a Vittorio Domenighini, dopo sevizie prolungate, viene internato a Mauthausen, dove muore il 5 febbraio 1945. 

 Don Carlo Comensoli scrive nel suo Diario che il suo arresto “dopo quello di Luigi Ercoli è la perdita più grave”.

Vittorio Domenighini

Nato a Malegno il 5 novembre 1921. Dopo l’8 settembre 1943 sfugge ai reclutamenti forzati e, con Angelo Argilla, appoggia la formazione dei gruppi di sbandati e renitenti alla leva. Prelevato con lui il 15 ottobre 1944, è deportato nel Lager di Gusen dove muore il 15 ottobre 1944.

Patente Sospesa? di necessità, virtù

La giunta comunale si convenziona col Tribunale Lavoro di pubblica utilità invece di esborsi da capogiro e dimezzamento della sospensione della patente.

La opinabile proporzionalità tra il contrasto alla guida in stato di ebbrezza e le sempre più pesanti sanzioni introdotte nel Codice della Strada ha indotto il legislatore a dare una rispolverata al principio della rieducatività della pena. Ecco allora a fronte di sanzioni “himalayane” per chi guida con un tasso alcolico superiore a 0,80 g/l e 1,5 g/l è prevista la possibilità di rimediare prestando lavoro gratuito di pubblica utilità a favore della collettività, Stato, Enti pubblici e associazioni di assistenza sociale e di volontariato. Il Comune di Malegno ha ritenuto di mettersi a disposizione dei concittadini per non mandare sprecata questa possibilità e ha stipulato una apposita Convenzione quinquennale col Tribunale di Brescia per un numero massimo di cinque condannati (con priorità ai residenti) per anno. Gli ambiti prescelti per l’esecuzione del lavoro di utilità pubblica sono: 

  1. la tutela del patrimonio ambientale e culturale; 
  2. la manutenzione del patrimonio pubblico, compresi giardini e parchi; 
  3. finalità di protezione civile; 
  4. prestazioni a favore di associazioni di assistenza sociale e volontariato. 
  5. collaborazione con la polizia locale. 

I vantaggi per i soggetti “condannati” (il che significa che il beneficio potrà scattare soltanto a seguito della sentenza o del decreto di condanna del giudice penale) sono evidenti e consistenti: 

  1. durata del lavoro corrispondente alla sanzione detentiva + sanzione pecuniaria (ogni giorno di detenzione equivale a due ore di lavoro giornaliero, col limite settimanale di sei ore); 
  2. estinzione del reato all’esito positivo del lavoro; 
  3. dimezzamento della sospensione della patente di guida; 
  4. revoca della confisca del veicolo sequestrato.

Stralcio Delibera n. 57/2011

Delibera n. 57/11 della Giunta Comunale

Approvazione schema di convenzione per lo svolgimento del lavoro di pubblica utilità a norma dell’art. 54 del d. lgs, 274/2000 e art. 2 del d.m. 26 Marzo 2001 - Tribunale di Brescia.

La Giunta Comunale

(omissis) 

Visto inoltre il Decreto del Ministero di Giustizia del 26.03.2001 

(omissis)

Visto lo schema di Convenzione per lo svolgimento di pubblica utilità con il Ministero Grazia e Giustizia, nella persona del Presidente del Tribunale di Brescia, allegato alla presente quale parte integrante e sostanziale; (omissis) VISTO lo Statuto comunale; (omissis) 

Delibera 

  1. Di approvare per le ragioni espresse in premessa, lo schema di convenzione con il Ministero della Giustizia, nella persona del Presidente del Tribunale di Brescia per lo svolgimento del lavoro di pubblica utilità ai sensi dell’art. 54 del D.Lgs 274/2000 e D.M. 26.03.2001, allegato alla presente quale parte integrante e sostanziale, con ciò autorizzando il Sindaco alla sottoscrizione; 
  2. Di individuare nella persona del Responsabile del Servizio Tecnico il referente per il coordinamento della prestazione lavorativa del condannato (omissis); 
  3. Di individuare il piano di intervento nel quale viene previsto l’utilizzo della pena del lavoro di pubblica utilità come di seguito indicato: - tutela del patrimonio ambientale e culturale; - manutenzione del patrimonio pubblico ivi compresi giardini e parchi; - finalità di protezione civile; - prestazioni a favore di associazioni di assistenza sociale e volontariato; per un numero massimo di 5 (cinque) condannati per anno. 
  4. Di stabilire in 5 (cinque) anni la durata della Convenzione; 
  5. Di dare atto che le attività svolte sono a titolo gratuito e non è consentito corrispondere ai condannati alcuna retribuzione; 
  6. Di provvedere all’assicurazione dei condannati contro gli infortuni e malattie professionali nonchè riguardo alla responsabilità civile verso terzi; (omissis)

Gruppo Consigliare di Maggioranza Comune Amico

Il 12 e 13 giugno prossimi I cittadini italiani saranno chiamati a votare per Quattro referendum. 

Due di questi riguardano la privatizzazione della gestione dell’acqua e sono stati indetti a seguito della raccolta di firme avvenuta lo scorso anno alla quale ben 12049 camuni, e tra di loro circa 782 malegnesi, hanno aderito. 

Ora viene il momento della verità, la gestione di acquedotto, fognatura e depuratore dovrà essere obbligatoriamente affidata a soggetti privati con un contratto della durata di 30 anni, oppure i comuni potranno continuare a scegliere se gestirla “in casa”?

Secondo l’attuale legge il privato gestore dell’acqua potrà ottenere un guadagno del 7% del capitale investito; quel guadagno deriverà direttamente e obbligatoriamente, visto che vale il principio dell’intera copertura dei costi (full recovery cost), dalle bollette. 

Il quadro che ci si presenta è quindi quello secondo il quale resteremo in un regime di monopolio (non è che ci sarà concorrenza e compreremo l’acqua da chi ci pare perché il gestore sarà solo uno) e nelle nostre bollette oltre ai costi di manutenzione e funzionamento degli impianti e oltre al costo per i nuovi investimenti, dovremo anche “arricchire” il gestore che probabilmente sarà una delle grosse multinazionali francesi che già si stanno preparando ad entrare in scena. 

Ma l’acqua non era un bene di tutti? 

E allora perché qualcuno dovrebbe trarvi dei profitti? Ma acquedotti, fognature e depuratori esistenti non sono stati costruiti con soldi pubblici? 

E allora perché dovrebbero essere ceduti gratuitamente alla gestione dei privati? 

Perché fin quando la gestione dell’acqua è stata un onere questa è toccata ai comuni ed ora che si sta trasformando in un business passa alle grosse multinazionali? 

Perché i comuni e i cittadini non devono più essere liberi di scegliere la forma di gestione che più ritengono utile alle proprie esigenze? 

Noi ci siamo già più volte schierati affinché tocchi ancora ai comuni, e quindi ai cittadini che ogni 5 anni (e non ogni 30) hanno la possibilità di cambiare il Sindaco, decidere modalità di gestione, investimenti e tariffe, e quindi oggi siamo a fianco dei promotori dei referendum sull’acqua per chiedere a tutti di votare SI ai due referendum sull’acqua. 

Primo Quesito 

Fermare la privatizzazione dell’acqua. 

Abrogare l’art. 23 bis della Legge n. 133/2008 e successive modifiche, significa impedire la definitiva consegna al mercato dei servizi idrici italiani. 

Secondo Quesito 

Fuori i profitti dall’acqua. 

Abrogando parte dell’art. 154 del Codice dell’Ambiente si impedisce di fare profitti sull’acqua.

Gruppo Consigliare di Minoranza Malegno nel Cuore

Osservazioni critiche al progetto “recupera il pc con ubuntu”

L’amministrazione Comunale ha recentemente dato il via al Progetto “Recupera il PC con Ubuntu” il quale parte dall’idea di ridare vita attraverso il sistema operativo Ubuntu a computer usati ma ancora funzionanti per metterli a disposizione degli alunni delle Scuole di Malegno. Sostanzialmente tale progetto prevede una sorta di raccolta di computer “usati” da reimpiegare nelle scuole, con l’obiettivo di costruire un laboratorio di informatica per le scuole a costi limitati, educare al riuso e al valore degli oggetti i ragazzi, far conoscere il mondo del software Open Source.

Per quanto questa iniziativa possa avere degli aspetti positivi in relazione all’obiettivo perseguito, risulta altamente discutibile sotto il profilo tecnico. Precisiamo che in relazione a ciò abbiamo raccolto il parere di un amico esperto in Information Tecnology. L’aspetto tecnico della questione, a nostro avviso, è particolarmente rilevante soprattutto alla luce del fatto che la materia “informatica” è obbligatoria sin dalla classe prima della Scuola Primaria di I° grado (la ex prima elementare) e che presso le Scuole di Malegno le risorse informatiche sono “ridotte al lumicino”. 

La prima osservazione che viene spontanea è questa: chi cede un computer usato raramente lo offre in stato sufficientemente buono da essere riutilizzato; pertanto, secondo noi, sarebbe meglio rottamarlo anziché “girarlo” alle scuole. Non solo! Ci è stato riferito che stabilire la “salute” di un computer usato è molto difficile. Il pc usato, rispetto ad uno nuovo, è, infatti, più soggetto a malfunzionamenti e/o problemi che spesso diventano talmente importanti da non consentirne una fruizione completa e comoda da parte degli studenti; quindi, da “asset positivo” esso può trasformarsi in “asset negativo”, ovverosia un peso con costi di smaltimento. Il pc usato, poi, richiede la presenza di un tecnico che ne verifichi la funzionalità, che installi i sistemi operativi e software necessari. Dal nostro punto di vista sarebbe stato meglio fornire alle scuole pc nuovi. Il costo di un computer completo di più basso livello è pari ad €. 230,00 (marca Acer, modello Extensa con processore Athlon, garanzia di 24 mesi); il costo minimo di uno schermo è pari a circa €.90,00. In sintesi, con un impegno di spesa da parte del Comune di soli €. 2.000,00 circa (!) alla Scuola si sarebbero potuti fornire ben 6 computer nuovi. Il progetto predilige, poi, il sistema operativo Ubuntu,Open Source. In relazione a quest’ultimo, va considerato che, a fronte di una diffusione del sistema operativo Windows che è pari al 96%, i pc con sistema operativo Linux/ Ubuntu sono pari all’1%.

Quindi molto rari. Riteniamo che ai nostri giorni sia indispensabile fornire ai nostri figli una formazione informatica adeguata ai tempi e ai sistemi in uso; quindi ci sovviene spontaneo chiederci se sia proprio il caso di risparmiare (....se poi risparmio vi sarà...) in tale settore. Per tutte le predette ragioni, già ampiamente illustrate nel Consiglio Comunale del 08.03.2011, non condividiamo la scelta operata dall’Amministrazione Comunale.

Il volontario: “Raggio di Sole”

Mi pare utile e molto importante approfittare di questa edizione de “Il Mosaico” per mettere in risalto il nobile spirito dei volontari che animano e valorizzano la vita sociale della nostra Comunità di Malegno. 

Innanzitutto un grazie grande a loro di tutti cuore, come grande è il gesto che ciascun volontario compie aiutando il prossimo; Egli, col suo intervento, mette la persona, qualunque essa sia, al centro dell’attenzione, con un gesto o una parola gentile fa ritornare il sorriso sul volto di chi, forse da troppo tempo, non aveva un momento gioioso. 

La persona che offre spontaneamente e gratuitamente il suo impegno, si sa, non ama la pubblicità, non usa la sua missione per costruire attorno ad essa una sorta di eroe da rinfacciare agli altri, è ben consapevole che il suo è e resta un ruolo volontario e, per questo, tanto più apprezzato. 

Qualche giorno fa ho avuto l’opportunità, o meglio, la fortuna di leggere alcuni versi del poeta Salvatore Quasimodo che apprezzo con ammirazione: “Ognuno sta solo sul cuore della terra trafitto da un raggio di sole. Ed è subito sera”. La vita di una persona è come un fuoco d’artificio: dura poco poi...”è subito sera”. Ogni uomo, durante il commino della sua esistenza pensa di essere solo contro la vita, con tutti i problemi che essa presenta, solo a combattere le paure, il dolore e la disperazione, spesso, è solo anche nei momenti di gioia. Però, un uomo, non è solo se ha la possibilità di ritrovarsi con altri per un momento di vera autenticità, non è solo se ha qualcuno che abbia tempo di ascoltare, di piangere e capire il suo tormento finché non ritornerà a sorridere, non è solo se ha qualcuno vicino da ascoltare, capire, aiutare. Alle volte può capitare, che un uomo si senta solo anche se ha tanta gente intorno con cui ridere, scherzare, parlare, perché quello che dice non sono pensieri e frasi che vengono dal cuore, egli ride, canta gioisce, ma avrebbe tanto bisogno di piangere e non ha nessuno con cui farlo, nessuno a cui rivolgere le sue debolezze. 

Credo sia più facile, per un uomo, incontrare nella vita una persona con cui ridere che una con cui piangere... Ecco che a questo punto entra in ballo la figura del volontario, perché nella stragrande maggioranza dei cittadini malegnesi spesso sfugge l’utilità e l’importanza della struttura e dell’opera che svolgono i volontari del centro Anziani, essi hanno coscienza e pazienza, tanto da essere definiti il “raggio di sole” di cui l’uomo ha bisogno. 

La felicità esiste, soltanto che, a volte, l’uomo la cerca nei posti sbagliati: infatti essa è dentro di noi. È felicità sapere di esserci a questo mondo, poter cantare e ballare, amare e parlare, poter sognare trovandosi di fronte al mare o guardando l’azzurro del cielo, poter aiutare qualcuno, commuoversi o ridere per nulla e, quindi, essere felici, spensierati ogni giorno. Spesso l’uomo crede che la vita sia lunga, interminabile: in realtà è breve quanto un film... dura poco e poi cala il sipario...”ed è subito sera”. 

Tu, volontario, Raggio di Sole, che col tuo impegno fai “sorridere” l’uomo anziano e bisognoso, fai in modo che per loro sia “una bella sera”... 

Luigi Baffelli

“Amicizie Perdute”

A voi amici 

che ci avete lasciato 

inghiottiti dal buio, 

dal nulla... 

Un bagaglio di amicizie perdute, 

care e nostalgiche, 

oscurano il respiro... 

Non importa se siete lontani, 

per voi c’è sempre un pensiero 

per lo strazio del cuore 

che non sa dimenticare... 

Scorrono nella mente 

nomi e volti, noti e meno noti, 

idealmente ancora fra noi, 

vivi, nel tempo e nei nostri cuori, 

perennemente giovani

nel ricordo di tutti... 

Ci guardiamo attorno... 

smarriti... 

tuffandoci nel mare delle memorie, 

in cerca di una guida, 

di una parola... di un sorriso... 

di un volto da sognare... 

da guardare... 

da amare... 

Luigi Baffelli

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Ultimo aggiornamento
21 dicembre 2023