Il Mosaico - Anno 2010 - 2

Data:

01 dicembre 2010

Notiziario a cura dell'Amministrazione Comunale di Malegno per l'anno 2010

Coi “piedibus” per terra

Anche quest’anno, dopo la positiva esperienza dello scorso maggio, è iniziato il servizio del Piedibus per i ragazzi della scuola primaria. Grazie alla forte disponibilità di volontari (papà, mamme, nonni, il gruppo Alpini di Malegno...) il servizio può garantire le 4 linee che dagli angoli del paese arrivano alla Scuola. È sempre possibile iscriversi, basta consegnare la scheda di iscrizione ai volontari o presso il Comune. Il servizio proseguirà per tutto l’anno con qualunque condizione atmosferica. 

Paolo Erba 

 (Vice Sindaco)

È qui la festa?

Considerazioni riassuntive sulle iniziative ricreative dell’estate 2010 e sui prossimi appuntamenti. 

Organizzare un evento, una festa, una manifestazione impegna tante energie e tanto tempo, ma quando il risultato mette in evidenza che tante persone vi hanno partecipato, che le associazioni sono state protagoniste, che il nostro piccolo centro è vivo e attivo, allora riconosci che ne è valsa la pena. 

Ogni manifestazione nasce con uno scopo ben preciso, viene ideata e sviluppata per arrivare al risultato che ci si era prefissati: ricordiamole. 

De Gustibus (10-11 luglio): la più storica delle manifestazioni, è la festa degli assaggi dei prodotti tipici locali per le vie del centro storico. Quest’anno è raddoppiata (due giorni di festa) con il sabato incentrato sugli assaggi dei prodotti tipici locali (malegnesi e non), le bancarelle di artigiani e piccoli produttori camuni, l’apertura del museo Lambich con degustazione dei vini franciacorta e la musica degli Enotango Quartet, lo spettacolo in piazza col Mago Rendis e il ballo liscio con Davide e Giovanni. 

Novità il pranzo in centro storico della domenica, una lunga tavolata all’aperto con degustazione del menù tipico camuno. 

Cascinando (1 agosto): è stata la scommessa più grande. L’idea di valorizzare quella parte del territorio di Malegno poco conosciuto e frequentato, riscoprire i luoghi e le cascine che qualche decennio fa erano centro di ritrovo e lavoro dei malegnesi, far ripercorrere i sentieri un tempo frequentati era l’obiettivo che ci eravamo preposti. Grazie alla disponibilità dei privati che hanno messo a disposizione “bait” e prati, alle associazioni che si sono prestate per i punti di ristoro, la camminata è stata un successo. 230 partecipanti, 60 volontari e una giornata fantastica di agosto hanno firmato il successo della manifestazione. Tanti i commenti positivi, anche da persone provenienti da fuori valle, che hanno potuto apprezzare la bellezza del nostro territorio, la cortesia della gente malegnese e un ricco menù. 

Notte Bianca (11 settembre): confermato il successo che accompagna questa manifestazione da qualche anno. Nata per valorizzare la parte più commerciale di Malegno, attira, grazie all’impegno di ogni singolo esercente, migliaia di visitatori e potenziali clienti. Ricca di eventi, anche quest’anno ha visto l’impegno dell’amministrazione sotto il piano culturale con l’apertura della manifestazione con la Banda musicale di Malegno, il concerto di musica classica al Museo Le Fudine a cura dei giovani studenti del Conservatorio di Musica L. Marenzio di Darfo B.T., la presenza degli SMAP, gruppo di maestri percussionisti di Milano e l’animazione con gli artisti di strada. Da sottolineare l’apertura dei locali del Centro Diurno Integrato con la visita alla mostra “Malegno, ieri, oggi e domani..” 

Divertirsi Insieme: per tutta l’estate l’animazione rivolta ai bambini in età prescolare e ai loro genitori. 

Grazie a Denise, Giorgia e Luana, per tutta estate presso il parco giochi, i bambini si sono potuti divertire con varie attività mirate a creare un ambiente dove il gioco e la socializzazione fossero al centro. Sant’Andrea (25-30 novembre): manifestazione patronale ricca di tanti eventi. Novità di quest’anno: domenica fiera di Sant’Andrea nel centro storico con giostre e bancarelle, in serata Teatro impegnato al Museo Le Fudine. Lunedì concerto “Musiche per Sant’Andrea” con la partecipazione del coro Arca, coro Rupe di S. Stefano di Cividate e la Banda Musicale di Malegno. Martedì mattina inaugurazione ufficiale del Centro Diurno integrato, in serata consegna premio “Mites Terram Possident”. Per il programma dettagliato rimando al paginone centrale. Se dobbiamo fare un bilancio potremmo dire che è stato più che positivo. Chi vi ha partecipato ha potuto rendersi conto del successo di ogni singolo evento e ogni singolo partecipante è stato un valore aggiunto alla manifestazione, rendendo tutti noi, che proviamo ad organizzare questi eventi, contenti per il buon esito. Per questo un grazie di cuore a tutti voi. Al prossimo anno! 

L’Assessore 

 Federico Lobracco

La vallecamonica alle prese con il rinnovo degli incarichi nelle società pubbliche

Nei mesi estivi si sono svolti numerosi incontri tra gli amministratori della Vallecamonica per sciogliere il nodo del rinnovo dei consigli di amministrazione delle società pubbliche valligiane e contemporaneamente definirne obiettivi e strategie, cercando di coniugare cambiamento e volti nuovi con esperienza e continuità, almeno laddove si è lavorato bene. La stampa si è più volte occupata di questo argomento mutuando dal linguaggio politico nazionale termini quali “inciucio” o “spartizione delle poltrone”. Ognuno la pensi come vuole, per quel che ci riguarda abbiamo affrontato anche questo argomento con l’intento di poter dotare le società valligiane di organi di amministrazione snelli, poco costosi e soprattutto capaci di dare quelle risposte di cui i cittadini della Valle hanno bisogno.

Il fatto che oggi la rappresentanza di ogni comune nell’assemblea della Comunità Montana (il parlamentino della Vallecamonica) sia stata ridotta al solo Sindaco, portando il numero di delegati da 127 a 41, ha di molto semplificato le cose, producendo un primo significativo effetto: i partiti tradizionali hanno ulteriormente perso peso nella definizione del governo valligiano, in favore degli amministratori comunali. 

Questo cambiamento nei meccanismi si è potuto apprezzare già nell’autunno scorso quando si sono definite le maggioranze che governano Comunità Montana e consorzio BIM. Quasi tutti i comuni (per la precisione 36) fanno parte della maggioranza. Non tanto per una volontà di inciucio o di partecipare alla spartizione di chissà che cosa (anche l’indennità del presidente della Comunità Montana è in questo momento stata azzerata), quanto dal senso di responsabilità verso i propri cittadini. La Valle ha bisogno oggi di unità e non di divisioni. 

Lo stesso spirito sta guidando le grandi manovre per la definizione del governo delle società, anzi qui il fronte sembrerebbe potersi allargare anche a quei pochi comuni che in Comunità Montana stanno all’opposizione. 

Quali sono dunque queste società pubbliche? 

Innanzitutto c’è quello che una volta si chiamava Consorzio Metano e che ora si chiama Consorzio Servizi Vallecamonica, che svolge il ruolo di coordinamento di altre tre società: Vallecamonica Servizi s.p.a. (quella che si occupa di raccolta rifiuti e gestione dei servizi idrici); Vallecamonica Servizi Vendite (quella che si occupa di vendere gas metano e energia elettrica); Integra (partecipata anche da un socio privato, che si occupa di teleriscaldamento e gestione calore). Le quattro società sono rette da altrettanti consigli di amministrazione composti da un totale di 24 membri che costano in termini di indennità complessivamente 300 mila euro all’anno. Ed è proprio questo il primo nodo che si è cercato di affrontare: le quattro società servono (perché la legge non consente di mettere assieme tutte le attività in un’unica azienda) ma i 24 consiglieri di amministrazione non sono di certo obbligatori, e si è quindi posto il tema di una riduzione dei consiglieri e naturalmente delle loro indennità. Nodo non ancora sciolto però. 

L’altro grosso argomento legato agli assetti di Vallecamonica Servizi è capire se il preannunciato matrimonio con A2A si farà o meno. La cessione dei rami d’azienda rifiuti e gas ad una nuova società appositamente creata con il colosso A2A (per chi non lo sapesse nato dalla fusione di ASM ex municipalizzata di Brescia e AEM ex municipalizzata di Milano) sembrava cosa fatta, ma ad oggi le troppe incertezze sui dettagli dell’operazione hanno raffreddato il clima. 

Incertezze che derivano dal fatto che se l’operazione nasceva principalmente con lo scopo di ridurre (o non aumentare) i costi di acquisto del gas naturale, e di diminuire (o non aumentare) i costi del conferimento dei rifiuti al termovalorizzatore di Brescia di proprietà A2A, oggi anche con la fusione questi risultati non si raggiungerebbero, mentre sicuri sarebbero i rischi di vederci imporre le scelte del colosso A2A in termini di modalità di erogazione dei servizi e anche sul tema occupazionale (non dimentichiamo che oggi in Vallecamonica Servizi lavorano 150 persone). 

C’è poi il tema delle aziende per i servizi sociali. Da quando a seguito di leggi nazionali e regionali la competenza sui servizi sociali è passata delle ASL ai comuni, in Vallecamonica ci si è posti il problema che dei piccoli comuni come i nostri non potessero affrontare da soli i costi e le complessità dei servizi sociali. 

Si è quindi deciso di dar vita ad un’azienda consortile per la gestione di questi importantissimi servizi. Al momento della costituzione dell’azienda unica di Valle hanno pesato le divisioni politiche e di aziende ne sono nate due. L’obiettivo principale che ci si è posti in questo campo è la riunificazione, anche perché questa consentirebbe di evitare sprechi e doppioni. Sembra che questo obiettivo sia dietro l’angolo ma nulla è ancora certo. 

In fine c’è da analizzare la situazione delle società con compiti di sviluppo territoriale. La nascita di una nuova società “Impresa e Territorio” che avrà il compito di gestire l’incubatore d’impresa di Cividate Camuno (l’incubatore è un luogo “protetto” nel quale potranno nascere nuove imprese) ha fatto si che la società Secas venisse in parte svuotata del proprio decennale ruolo. 

Si è quindi deciso di liquidare Secas e di trasferire la parte di competenze che non potrà svolgere Impresa e Territorio direttamente agli uffici della Comunità Montana. Almeno in questo caso si è riusciti a non creare doppioni, anche se l’efficacia delle decisioni prese è ancora da dimostrare. Un quadro che quindi è al momento ancora fatto di luci.

Acqua: facciamo il punto

Negli scorsi mesi di maggio e giugno si è tenuta la campagna nazionale “L’acqua non si vende” per la raccolta delle firme al fine di indire tre referendum abrogativi delle leggi che oggi impongono che la gestione dei servizi idrici venga aggiudicata mediante gare d’appalto e quindi privatizzata.

La campagna ha riscosso un clamoroso successo nazionale tanto che è stato raggiunto il più grande numero di firme della storia per un referendum e cioè 1.400.000. 

Anche noi abbiamo fatto la nostra parte, anzi abbiamo fatto molto di più: 

In Vallecamonica sono state raccolte 12.049 firme (in proporzione è come se a livello nazionale ne fossero state raccolte 8 milioni) e a Malegno ne sono state raccolte 782 (in proporzione è come se a livello nazionale ne fossero state raccolte 22 milioni). 

Credo sia la prima volta che un territorio come il nostro, di solito freddo rispetto alle questioni “politiche” in generale, abbia dimostrato una partecipazione di molto superiore alla media; E credo che ci sia più di una ragione che ha contribuito a questo storico avvenimento che ha coinvolto cittadini di tutte le età e di tutte le appartenenze politiche.

Una delle ragioni è proprio il fatto che si è trattato di una campagna condotta al di fuori dei partiti politici. Tutti si sono sentiti liberi di aderire perché hanno percepito il problema come una cosa che li riguardava da vicino e che non potevano delegare completamente ai propri rappresentanti istituzionali. La trasversalità della campagna referendaria è testimoniata anche dal fatto che anche il fronte contro il referendum è composto sia da persone che fanno riferimento al Governo, che da persone che fanno riferimento all’opposizione.

Un’altra ragione va ricercata a mio avviso nel fatto che le privatizzazioni e le liberalizzazioni che finora sono state promosse in Italia non hanno portato quei benefici che ci erano stati prospettati. I fautori delle privatizzazioni hanno sempre sostenuto che nella gestione dei servizi il privato avrebbe portato maggiori efficienze e minori costi, cosa che invece non abbiamo riscontrato né con la privatizzazione delle telecomunicazioni, né con quella del mercato elettrico, né con quella delle poste, né con quella delle autostrade. Tra l’altro la privatizzazione dei servizi idrici parte già con la promessa di un aumento dei costi per gli utenti. Aumento che probabilmente nemmeno la gestione pubblica potrà completamente evitare, ma che con i privati a gestire finirebbe ben presto fuori dal controllo. 

C’è poi una ragione tutta locale che spiega perché in Valle si è firmato più che da altre parti. Il nostro territorio ha un legame con l’acqua molto più forte che altrove. L’acqua è una risorsa che percepiamo come “nostra”, l’abbiamo gestita per millenni e vogliamo continuare a gestircela. Inoltre in Valle si è riaperta la ferita del massiccio sfruttamento idroelettrico che non produce più quelle ricadute economiche e occupazionali che lo aveva reso accettabile negli scorsi decenni. Il fatto che grandi gruppi industriali privati facciano un mucchio di soldi con l’acqua della Vallecamonica, e che sulla collettività non ci sia un adeguato “ritorno” sta diventando sempre più difficile da digerire. 

Ma ora che sono state raccolte le firme che si fa?

In primavera si dovrebbe andare a votare, ma il condizionale è d’obbligo. Primo perché occorre attendere il pronunciamento della corte costituzionale per l’ammissibilità dei quesiti posti; poi perché se ci fossero le elezioni politiche (al momento è una ipotesi ancora piuttosto concreta) il referendum potrebbe slittare. 

É per questo che i movimenti per l’acqua pubblica stanno chiedendo al Parlamento di approvare una legge di moratoria, una legge che congeli la situazione degli affidamenti allo stato attuale in attesa che i cittadini si possano esprimere con il referendum. Infatti se nel frattempo si facessero le gare d’appalto, sarebbe difficile poi rescindere i contratti con gli aggiudicatari, anche a seguito di una vittoria referendaria di chi vuole una gestione pubblica. 

In attesa quindi che si capisca cosa accade a livello nazionale, occorre continuare a lavorare sul fronte locale. 

La Comunità Montana di Vallecamonica si sta facendo carico di rivendicare in tutte le sedi istituzionali il fatto che venga riconosciuta ai territori montani la propria specificità soprattutto per quanto riguarda lo sfruttamento delle risorse idriche. 

Si parla fin troppo di federalismo, ma non si è ancora fatta l’unica cosa che per questa valle avrebbe un senso e cioè trasferire ai nostri comuni (alla Comunità Montana o al consorzio BIM) le competenze in tema di risorse idriche, sia per l’idropotabile che per l’idroelettrico, cosa che ci consentirebbe di guardare con maggiore serenità al futuro della nostra gente. 

Il Sindaco 

Alex Domenighini

四海为家 : Tutto il mondo è come una famiglia - Viaggio della studentessa malegnese Sandra Simonetti dell’Università Cattolica di Brescia tra Pechino, Shaoxing e Shanghai

“Ma hai mangiato gli scorpioni? E le cavallette?” sono queste le domande che ti spiazzano di ritorno dalla Cina. No, non ho mangiato scorpioni o cavallette – anche se per quanto riguarda gli scorpioni avrei potuto – ma in compenso mi hanno divorata le zanzare. Il clima umido di Pechino le favorisce a quanto pare. 

É difficile tirare le somme tornata da un viaggio itinerante di un mese: oltre alle toffole di zanzara, che cosa mi è rimasto? Scherzi a parte, mi rendo conto che da quando sono rientrata e la gente mi chiede se la Cina è bella, le mie parole sono più o meno le stesse per tutti: “Bella sì, diversa. Bella proprio perché diversa e ricca di contrasti.” Risposta scontata. 

Ma è l’unica che posso dare, perché mi sono accorta che più studio cinese e tento di capirci qualcosa di questa cultura lontana più lei mi sfugge. Sfugge sì, proprio perché diversa, distante: millenaria ma anche recente. Come si può amare il paese del Grande Balzo, delle persecuzioni alle minoranze etniche, della pena di morte e di ristoranti senza il bagno in piena Shanghai? Già, ma come si può odiare la terra della saggezza di Confucio, dell’imponente Città Proibita, delle biciclette in ogni dove? 

La Cina ti affascina e più ti sforzi per capirla, più lei si ritira e ti cattura. Se riguardo le foto penso che il mio viaggio non è finito e non lo sarà mai: devo sforzarmi di rincorrere questa Repubblica Popolare Cinese mentre mi sfugge e dovremmo sforzarci di rincorrerla tutti, se non altro perché corre più veloce di noi. In un sistema che si accinge al multipolarismo, la Cina si presenta come una delle maggiori potenze sullo scacchiere internazionale. Sta a noi decidere se siamo in grado di giocare questa partita. Ma per farlo, dobbiamo essere capaci di prevederne le mosse e di sfruttare i nostri vantaggi. Questo viaggio mi ha insegnato che per capirla la devi amare e per amarla è necessario accettarla. Accettare che a Pechino non ci sia solo lo sfavillante Villaggio Olimpico, ma anche Piazza Tiananmen. Accettare che attraversare la strada a Wudaokou significhi mettere a rischio la propria vita, accettare che scattare foto alle guardie sia proibito, che la gente sputi per strada di continuo. Perché mentre lo accetto, resta viva in me la speranza che al mio prossimo viaggio in Cina ci sarà la democrazia ad aspettarmi. 

E mentre io tento di capirla, mi godo le immagini che mi sono rimaste: donne che si coprono braccia e gambe nel caldo soffocante per non abbronzarsi (in abbinamento alla protezione solare ti vendono la crema sbiancante), i baozi caldi a Pechino e i jiaozi al mio baracchino preferito di Shaoxing, l’Expo di Shanghai, il mercato delle perle, il viaggio in risciò fra gli hutong pechinesi, la gente che si accalca sulla Grande Muraglia, l’anatra alla pechinese che si mangia nella piadina, il Silk Market con ogni marca occidentale contraffatta, i bagni con quella turca assurda che in Europa non ho mai visto, il condizionatore impostato su temperature a prova di pinguino, la parlata del sud dove non capisci se il quattro è un quattro o un dieci, i tassisti che non capiscono un accidente e che non si tagliano le unghie, il blu sfavillante del Tempio del Cielo. 

Un pezzo del mio cuore si è perso nel tentativo di capire ed è rimasto là: disperso da qualche parte tra Pechino, Shaoxing e Shanghai. É inutile: devo tornare a riprenderlo o ad innamorarmi del tutto.

L’unione... Arriverà

Di unione di comuni, come strumento per far fronte alla difficoltà sia economiche che operative che i piccoli comuni (soprattutto in montagna) hanno nel garantire i servizi ai propri cittadini si parla ormai da diversi anni.

Questa forma di gestione associata di servizi è già stata ampiamente sperimentata anche in Vallecamonica dove tre unioni sono operative già da diversi anni (Alta Valle, Val Saviore e Ceto-Cimbergo-Paspardo). Recentemente si sono formate altre tre unioni (Orobie Bresciane, Civiltà delle Pietre e Bassa Valleamonica). 

Anche l’amministrazione di Malegno, ha intrapreso per il nostro comune il percorso dell’unione con l’intento di razionalizzare le risorse disponibili e contenere i costi dei servizi. 

È evidente per tutti che oggi i comuni sono chiamati a fornire sempre più servizi e a dare sempre più qualità ai servizi erogati, per contro però le risorse a disposizione sono sempre meno. Allora perché non riscoprire il vecchio detto “L’unione fa la forza”? Del resto anche le leggi nazionali e regionali spingono fortemente i comuni verso un qualche tipo di aggregazione (per il 2011 sarà obbligatoria la gestione associata dei servizi fondamentali per tutti i comuni montani con meno di 3000 abitanti). 

A ciò va aggiunto che esistono sia da parte dello Stato che da parte della Regione appositi contributi destinati alle Unioni. 

Ma cosa è un’unione di comuni? 

Per prima cosa va specificato che l’unione non è la fusione dei comuni, ma un “contenitore” al quale i comuni trasferiscono la gestione di alcuni servizi (es. Polizia Locale, commercio, servizi tecnici, ecc). Ogni comune mantiene (e ci mancherebbe altro) il proprio Consiglio Comunale, la propria Giunta ed il proprio Sindaco, ma allo stesso tempo l’unione si dota di un proprio Statuto e di propri regolamenti, di una propria sede, di un proprio Consiglio e di un Presidente, scelto normalmente tra i Sindaci dei comuni che ne fanno parte.

Come già accennato sull’ultimo numero del Mosaico (primavera 2010) e come discusso nell’assemblea pubblica del 20 luglio 2010 abbiamo avviato un confronto sul tema dell’unione con i comuni di Breno e Niardo. Successivamente al nostro progetto hanno manifestato interesse anche i comuni di Bienno e Prestine; L’amministrazione comunale di Berzo inferiore sta valutando con interesse la cosa; mentre rimane “freddo” l’atteggiamento del comune di Cividate Camuno che comunque segue da vicino l’evolversi delle cose. 

Quindi l’obiettivo è quello di dare vita entro la fine dell’anno alla “nostra” unione di comuni, in modo che già dal 2011 si possano sentire gli effetti di una gestione ottimizzata delle risorse umane ed economiche dei singoli comuni. 

Il Sindaco 

Alex Domenighini

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Ultimo aggiornamento
28 dicembre 2023