Gli Oggetti nell'Antica Chiesa di Santa Maria

Di seguito la descrizione degli oggetti ritrovati nella Chiesa di Santa Maria.

Calice

Oggetto: Calice - Epoca: primi anni del XVIII secolo - Materiale: argento - Punzone: GL e angelo con giglio - Dimensione: altezza cm 21

Calice in lastra d'argento battuta dalle linee semplici, pressochè privo di ornati, fatta eccezione per alcuni giri a lacciolo resi a bulino sul piede e sul nodo. Ha un appoggio circolare sul quale si rialza la base profilata da un gradino moganato. Il collarino del fusto è imbutiforme, mentre il nodo piriforme è racchiuso fra due rocchetti a sezione circolare e modanata. L'alta coppa ha imboccatura leggermente svasata ed è priva del sottocoppa. L'oggetto reca impressa due volte sulla base e due volte sulla coppa la punzonatura GL accompagnata dall'insegna in bottega dell'Angelo con giglio; essa permette di risalire alla bottega e all'argentiere che ha prodotto il calice in questione: si tratta della bottega dei Lugo e dell'argentiere Giuseppe (1659 - 1730). Il calice è tuttavia privo di punzone territoriale che ne identificava anche la bontà di lega d'argento: esso entrò in vigore nel distretto di Brescia a partire dal 1711. Si può dedurre, quindi, che l'oggetto venne realizzato prima di quella data. Dal punto di vista tipologico il calice non è nient'altro che la riproduzione di quei modelli sogli o lisci che affidarono la loro eleganza alle loro forme, rifulgendo da qualsiasi ornato; essi furono di gran moda tra il XVII e XVIII secolo. L'esecuzione è buona, rivela una mano esperta nel rendere il modellato e nell'equilibrare le proporzioni. Buono lo stato di conservazione.


Oggetto: Calice - Epoca: seconda metà del XVIII secolo - Materiale: Lamina argentea - Dimensione: altezza cm 23

Calice in lamina argentea lavorata a mazzuola su un'anima di pece. La modellatura propone un oggetto semplice e sobrio, privo di decorazioni e tutto impostato sul movimento delle superfici, ora piane, ora convesse, ripartite da costolature rilevate e taglienti. In sostanza si tratta di un calice eseguito nel cosiddetto stile spigolato in auge nella seconda metà del XVIII secolo. Si può affermare che quasi ogni sacrestia del territorio ne conservi un esempio. L'oggetto ha base imbutiforme impostata su due gradoni sagomati. Il nodo balaustro è racchiuso tra due rocchetti circolari. Il sottocoppa, con ampio bordo fesonato, accoglie una coppa dall'imboccatura leggermente svasata. Ai fini di suffragare la datazione proposta, oltre alle considerazioni stilistiche, si può proporre la considerazione che il calice in questione è del tutto simile ad altri presenti nelle chiese parrocchiali di Bedizzole e Sant'Agata in Brescia rispettivamente datati 1767 e 1770. Il calice di Malegno unisce la povertà del materiale con l'esecuzione sommaria e modesta. Sufficiente lo stato di conservazione

Oggetto: Lampada votiva - Epoca: seconda metà del XVIII secolo - Materiale: lamina argentea - Dimensione: cm 45 x 45

Si tratta di una lampada pensile eseguita in lamina sbalzata e cesellata, databile alla seconda metà avanzata del XVIII secolo. Ha la consueta forma "a cipolla" conferitale dal corpo rigonfio e dall'accentuata rastrematura verso il basso. Il corpo è decorato da cartelle bugnate incorniciate da motivi crestati e poste all'interno di membrature che terminano con spirali. Tre manici sagomati, sbalzati a colute, fungono da aggancio alle tre catenelle interrotte da grossi nodi e legate in sommità ad un piattello imbutiforme. Ampia la produzione settecentesca di questa tipologia d'oggetti. Per fare qualche esempio, e così suffragare l'epoca assegnata e l'ambito di produzione, possiamo accostare la lampada in questione ad altre tre presenti nella chiesa parrocchiale di Barbariga rispettivamente datate 1780, 1781 e 1783; oppure ad altre due situate nelle chiese parrocchiali di Coccaglio e Manerbio, datate 1782 e 1784. Discreta l'esecuzione anche se rivela una tecnica piuttosto sommaria nella resa degli sbalzi che appaiono "appiattiti", privi di tridimensionalità, tanto da far pensare che la lamina sia statab modellata su degli stampi. L'oggetto abbisogna di un restauro.

Oggetto: Cartagloria - Epoca: primi anni del XVIII secolo - Materiale: lamina argentata - Dimensione: cm 56 x 37

Si tratta della cartagloria maggiore detta tecnicamente segreta, poichè riportava una preghiera da recitarsi sottovoce da parte del celebrante. Tipologicamente rientra in quella tipologia di carteglorie a tabella che si affermò nella seconda metà del Seicento. Stilisticamente è tuttavia da assegnarsi ai primi decenni del XVIII secolo per l'articolato gioco curvilineo della cornice e per la presenza dei tipici putti resi dallo sbalzo. L'oggetto è rivestito in lamina argentata lavorata a cesello e applicata su un supporto ligneo. La specchiatura centrale ha perimetro sagomato, mentre la cornice si appoggia su due piedini ricurvi. Le fiancate sono a voluta e controvoluta e terminano con due putti resi di profilo. Un piccolo cimitero ripresenta il tema decorativo del putto alato collocato nel mezzo di una valva stilizzata. Stilisticamente l'opera esula dai canoni decorativi veneziani e può essere collocata in ambito milanese. L'esecuzione è piuttosto affrettata e sommaria. Buono lo stato di conservazione.

Oggetto: Tabernacolo - Epoca: metà del XVIII secolo - Materiale: legno policromo - Dimensione: cm 45 x 84 x 31

Tabernacolo di forma architettonica in legno intagliato e dipinto. La struttura e le decorazioni lo collocano attorno alla metà del Settecento nell'ambito della bottega bresciana dei Carboni; tipiche di quella produzione sono le paraste terminanti in volutelle che qui rinfiancano la portella centinata. Essa reca a rilievo una croce a bracci con terminazione polilobate, nascente da due palme incrociate. Il particolare dice che il tabernacolo era destinato più che a contenere la riserva eucaristica a custodire le reliquie di qualche santo oppure quella di Santa Croce. La struttura è a tempietto con sezione rettangolare. Il frontale presenta, oltre alle menzionate paraste, due alette a rinfianco decorate a fogliami, mentre sulla sommità corre una piccola architrave sagomata e spezzata. Esso funge da punti d'innesto a due acroteri a vaso ed un piccolo trofeo fiorito. Lo slancio verticale del tabernacolo è accentuato da un cupolino vagamente piramidale concluso, stranamente, da un pomo baccellato che sostituisce la consueta croce. L'esecuzione è buona e rivela la capacità di conciliare armoniosamente proporzioni ed elementi decorativi tanto da trasformare in una microarchitettura. L'oggetto è stato recentemente restaurato.

Oggetto: Bancone e calicera - Epoca: XVI secolo - Materiale: legno

È un severo e robusto mobile in legno di noce dalla rigorosa impostazione. È costituito dal bancone vero e proprio e da un'alzata rinfiancata da due stipi. Il bancone propone quattro ampi sportelli riquadrati, muniti di maniglie pendenti in ferro battuto; gli sportelli centrali celano una cassettiera. L'alzata e gli stipi poggiano direttamente sul piano del bancone e sono movimentati da lesenotti rudentati a capitello ionico. Essi ripartiscono dei semplici specchi rettangolari. La cornice a lieve aggetto è chiusa da un motivo a dentelli. Le modalità esecutive, con l'impiego di robuste assi in massello di noce, prive di giunzioni e d'incastri, nonchè il ricorso a decorazioni classicheggianti quali le paraste rudentate ed i dentelli, ne giustificano la collocazione al XVI secolo. In sostanza si tratta di uno dei primi esempi di mobile sa sacrestia che cerca di riportare in maniera funzionale alla custodia dei diversi oggetti liturgici. Tuttavia non ha ancora assunto la monumentalità e l'articolata ampiezza dei mobili barocchi destinati a custodire un arredo ed una paramenteria ormai divenuti sempre più consistenti e diversificati. Il mobile è stato recentemente restaurato.

Oggetto: Angeli tedofori - Epoca: XVII secolo - Materiale: legno policromo - Dimensione: altezza cm 60

Angeli reggicandela eseguiti in legno scolpito, intagliato, policromato e dorato. Si rifanno ad una tipologia largamente in uso in epoca barocca. Sculturem del genere si trovano pressochè in tutte le sacrestie del territorio ed erano parte integrante dell'arredo d'altare: ubicate sui mensoloni laterali dell'ancona ne accentuavano il fasto decorativo. Gli angeli in oggetto sono di fattura piuttosto modesta e rivelano una mano piuttosto inesperta sia nella resa dei panneggi che in quella dei volti; le anatomie sono impacciate e sommarie. Queste considerazioni inducono a ritenere che le sculture escono dalla bottega di un anonimo intagliatore locale attivo nel XVII secolo. Egli si contenta di riproporre un modello consueto: i due angeli poggiano su un basamento a sezione triangolare muniti di specchiature mistilinee e scolpiti a volute. Le figure sono rivestite di un'ampia tunica drappeggiata e di una dalmatica. Una mano regge le torciere, mentre l'altra è ripiegata sul petto. I volti sono resi frontalmente, mentre il capo è privo di nimbo. Due ali dispiegate quasi parallelamente sono innestate sui dorsi. Gli oggetti abbisognano di restauro.

Candelieri

Oggetto: Candelieri - Epoca: metà del XVIII secolo - Materiale: lamina argentea - Dimensione: Altezza cm 75 Croce cm 74 x 38

Elegante muta di candelieri in lamina sbalzata e cesellata databili al pieno Settecento; si possono accostare in sicurezza a candelieri presenti nella chiesa di Santa Maria Maggiore in Chiari datati 1768, oppure a quelli presenti nella chiesa dei Santi Pietro e Paolo di Virle datati 1751 ed opera dell'argentiere bresciano Giuseppe Telaroli. Presentano la comune impostazione di candelieri dell'epoca: base a tre facce, fusto strutturato su nodi vasiformi, breve gambo rastremato e ampio gocciolatoio. Le decorazioni sono quelle del barocchetto bresciano. La base presenta piedini ricurvi fra i quali è resa una valva; ogni faccia propone ena cartella sagomata ed incavata rinfiancata da volute ed elementi vegetali. I nodi sono sbalzati a costolature che inquadrano un motivo a valva. I candelieri sono provvisti della croce d'altare. Buono lo stato di conservazione.

Altro calice


Oggetto: Calice - Epoca: seconda metà del XVIII secolo - Materiale: Lamina argentea - Dimensione: altezza cm 23

Calice in lamina argentea lavorata a mazzuola su un'anima di pece. La modellatura propone un oggetto semplice e sobrio, privo di decorazioni e tutto impostato sul movimento delle superfici, ora piane, ora convesse, ripartite da costolature rilevate e taglienti. In sostanza si tratta di un calice eseguito nel cosiddetto stile spigolato in auge nella seconda metà del XVIII secolo. Si può affermare che quasi ogni sacrestia del territorio ne conservi un esempio. L'oggetto ha base imbutiforme impostata su due gradoni sagomati. Il nodo balaustro è racchiuso tra due rocchetti circolari. Il sottocoppa, con ampio bordo fesonato, accoglie una coppa dall'imboccatura leggermente svasata. Ai fini di suffragare la datazione proposta, oltre alle considerazioni stilistiche, si può proporre la considerazione che il calice in questione è del tutto simile ad altri presenti nelle chiese parrocchiali di Bedizzole e Sant'Agata in Brescia rispettivamente datati 1767 e 1770. Il calice di Malegno unisce la povertà del materiale con l'esecuzione sommaria e modesta. Sufficiente lo stato di conservazione.

Lampada votiva

Oggetto: Lampada votiva - Epoca: seconda metà del XVIII secolo - Materiale: lamina argentea - Dimensione: cm 45 x 45

Si tratta di una lampada pensile eseguita in lamina sbalzata e cesellata, databile alla seconda metà avanzata del XVIII secolo. Ha la consueta forma "a cipolla" conferitale dal corpo rigonfio e dall'accentuata rastrematura verso il basso. Il corpo è decorato da cartelle bugnate incorniciate da motivi crestati e poste all'interno di membrature che terminano con spirali. Tre manici sagomati, sbalzati a colute, fungono da aggancio alle tre catenelle interrotte da grossi nodi e legate in sommità ad un piattello imbutiforme. Ampia la produzione settecentesca di questa tipologia d'oggetti. Per fare qualche esempio, e così suffragare l'epoca assegnata e l'ambito di produzione, possiamo accostare la lampada in questione ad altre tre presenti nella chiesa parrocchiale di Barbariga rispettivamente datate 1780, 1781 e 1783; oppure ad altre due situate nelle chiese parrocchiali di Coccaglio e Manerbio, datate 1782 e 1784. Discreta l'esecuzione anche se rivela una tecnica piuttosto sommaria nella resa degli sbalzi che appaiono "appiattiti", privi di tridimensionalità, tanto da far pensare che la lamina sia statab modellata su degli stampi. L'oggetto abbisogna di un restauro.

Cartagloria

Oggetto: Cartagloria - Epoca: primi anni del XVIII secolo - Materiale: lamina argentata - Dimensione: cm 56 x 37

Si tratta della cartagloria maggiore detta tecnicamente segreta, poichè riportava una preghiera da recitarsi sottovoce da parte del celebrante. Tipologicamente rientra in quella tipologia di carteglorie a tabella che si affermò nella seconda metà del Seicento. Stilisticamente è tuttavia da assegnarsi ai primi decenni del XVIII secolo per l'articolato gioco curvilineo della cornice e per la presenza dei tipici putti resi dallo sbalzo. L'oggetto è rivestito in lamina argentata lavorata a cesello e applicata su un supporto ligneo. La specchiatura centrale ha perimetro sagomato, mentre la cornice si appoggia su due piedini ricurvi. Le fiancate sono a voluta e controvoluta e terminano con due putti resi di profilo. Un piccolo cimitero ripresenta il tema decorativo del putto alato collocato nel mezzo di una valva stilizzata. Stilisticamente l'opera esula dai canoni decorativi veneziani e può essere collocata in ambito milanese. L'esecuzione è piuttosto affrettata e sommaria. Buono lo stato di conservazione.

Tabernacolo

Epoca: metà del XVIII secolo - Materiale: legno policromo - Dimensione: cm 45 x 84 x 31

Tabernacolo di forma architettonica in legno intagliato e dipinto. La struttura e le decorazioni lo collocano attorno alla metà del Settecento nell'ambito della bottega bresciana dei Carboni; tipiche di quella produzione sono le paraste terminanti in volutelle che qui rinfiancano la portella centinata. Essa reca a rilievo una croce a bracci con terminazione polilobate, nascente da due palme incrociate. Il particolare dice che il tabernacolo era destinato più che a contenere la riserva eucaristica a custodire le reliquie di qualche santo oppure quella di Santa Croce. La struttura è a tempietto con sezione rettangolare. Il frontale presenta, oltre alle menzionate paraste, due alette a rinfianco decorate a fogliami, mentre sulla sommità corre una piccola architrave sagomata e spezzata. Esso funge da punti d'innesto a due acroteri a vaso ed un piccolo trofeo fiorito. Lo slancio verticale del tabernacolo è accentuato da un cupolino vagamente piramidale concluso, stranamente, da un pomo baccellato che sostituisce la consueta croce. L'esecuzione è buona e rivela la capacità di conciliare armoniosamente proporzioni ed elementi decorativi tanto da trasformare in una microarchitettura. L'oggetto è stato recentemente restaurato.

Bancone e calicera

Oggetto: Bancone e calicera - Epoca: XVI secolo - Materiale: legno

È un severo e robusto mobile in legno di noce dalla rigorosa impostazione. È costituito dal bancone vero e proprio e da un'alzata rinfiancata da due stipi. Il bancone propone quattro ampi sportelli riquadrati, muniti di maniglie pendenti in ferro battuto; gli sportelli centrali celano una cassettiera. L'alzata e gli stipi poggiano direttamente sul piano del bancone e sono movimentati da lesenotti rudentati a capitello ionico. Essi ripartiscono dei semplici specchi rettangolari. La cornice a lieve aggetto è chiusa da un motivo a dentelli. Le modalità esecutive, con l'impiego di robuste assi in massello di noce, prive di giunzioni e d'incastri, nonchè il ricorso a decorazioni classicheggianti quali le paraste rudentate ed i dentelli, ne giustificano la collocazione al XVI secolo. In sostanza si tratta di uno dei primi esempi di mobile sa sacrestia che cerca di riportare in maniera funzionale alla custodia dei diversi oggetti liturgici. Tuttavia non ha ancora assunto la monumentalità e l'articolata ampiezza dei mobili barocchi destinati a custodire un arredo ed una paramenteria ormai divenuti sempre più consistenti e diversificati. Il mobile è stato recentemente restaurato.

Angeli teodofiri

Oggetto: Angeli tedofori - Epoca: XVII secolo - Materiale: legno policromo - Dimensione: altezza cm 60

Angeli reggicandela eseguiti in legno scolpito, intagliato, policromato e dorato. Si rifanno ad una tipologia largamente in uso in epoca barocca. Sculturem del genere si trovano pressochè in tutte le sacrestie del territorio ed erano parte integrante dell'arredo d'altare: ubicate sui mensoloni laterali dell'ancona ne accentuavano il fasto decorativo. Gli angeli in oggetto sono di fattura piuttosto modesta e rivelano una mano piuttosto inesperta sia nella resa dei panneggi che in quella dei volti; le anatomie sono impacciate e sommarie. Queste considerazioni inducono a ritenere che le sculture escono dalla bottega di un anonimo intagliatore locale attivo nel XVII secolo. Egli si contenta di riproporre un modello consueto: i due angeli poggiano su un basamento a sezione triangolare muniti di specchiature mistilinee e scolpiti a volute. Le figure sono rivestite di un'ampia tunica drappeggiata e di una dalmatica. Una mano regge le torciere, mentre l'altra è ripiegata sul petto. I volti sono resi frontalmente, mentre il capo è privo di nimbo. Due ali dispiegate quasi parallelamente sono innestate sui dorsi. Gli oggetti abbisognano di restauro.

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Ultimo aggiornamento
23 agosto 2022